Studiare l'evoluzione delle galassie significa
studiare i cambiamenti delle loro proprietà nel tempo ed interpretare
questi cambiamenti nel contesto di una teoria.
Lo scopo è capire come e perché nell'universo la materia si è
organizzata principalmente in forma di galassie e di materia oscura, e
quali sono i
meccanismi fisici che, dall'origine, hanno condotto le galassie alla
forma e alla distribuzione di tipi morfologici che osserviamo all'epoca
attuale.
La vita delle galassie si sviluppa da epoche vicine all'origine
dell'universo, e in tempi di durata paragonabile alla vita
dell'universo stesso. Come per la maggior parte dei fenomeni
astronomici, questi tempi sono troppo lunghi perché l'Uomo possa
osservare direttamente i relativi cambiamenti.
Una regione della "concentrazione di Shapley",
un superammasso di galassie distante 650 milioni di anni luce dalla Terra.
L'immagine è ricavata dalla combinazione di due immagini in banda B e in banda R acquisite
con il telescopio 2.2
WFI dell'ESO.
Per questo motivo, per studiare l'evoluzione delle galassie si
osservano insiemi di galassie a distanze diverse, sfruttando il fatto
che la luce che raggiunge l'osservatore sulla Terra è partita dalle
galassie in epoche sempre più remote man mano che la distanza aumenta.
Questo approccio comporta alcune difficoltà, alcune di carattere
tecnico ed altre di metodo.
Dal punto di vista tecnico, dalle galassie distanti (stiamo parlando di
miliardi di anni luce) ci arriva un flusso molto debole. Le dimensioni
apparenti, inoltre, sono molto piccole, più piccole dei dettagli che
l'atmosfera terrestre ci permette di osservare direttamente.
A queste difficoltà tecniche sopperiscono in parte i grandi telescopi
delle ultime generazioni e nuove tecniche di osservazione e analisi dei
dati.