Il celostato è un perfezionamento dell'eliostato. In linea di principio, un
singolo specchio piano è sufficiente per riflettere la luce del Sole in una direzione fissata. Se
questa direzione è l'asse polare, lo specchio è detto eliostato (polare). La rotazione
giornaliera della Terra è compensata da una rotazione corrispondente della forcella che tiene lo
specchio.
Uno svantaggio dell'eliostato è che mentre il Sole si muove nel cielo, l'immagine del Sole ruota
nel piano focale del telescopio ad esso associato. La rotazione dell'immagine viene evitata nel
celostato, adoperando due specchi.
Il primo specchio può ruotare attorno ad un suo diametro che è orientato parallelamente all'asse di
rotazione terrestre, ed è montato in modo da riflettere la luce del Sole sul secondo specchio. Un
opportuno sistema di motori provvede a mantenere in moto lo specchio attorno al suo asse di rotazione per
compensare gli effetti della rotazione terrestre.
Il secondo specchio riflette la luce nella direzione desiderata, orizzontalmente nel caso del celostato
dell'OAC. L'altezza del secondario va cambiata nel corso dell'anno col variare della declinazione
solare.
Entrambi gli specchi del celostato ruotano l'immagine del Sole, ma le due rotazioni si compensano l'una
con l'altra. Per questa ragione, oggi, i celostati sono molto più usati degli eliostati, anche se
prevedono una riflessione in più.
Il celostato dell'OAC ha due specchi piani del diametro di 30 cm ed una lunga storia.
Vecchia struttura del celostato
Costruito nel 1950 presso l'Osservatorio Astrofisico di Arcetri dal tecnico Fosco
Tantulli, su disegno del sig. Carlo Ferri e sotto la supervisione del prof. Gugliemo Righini, direttore
dell'Osservatorio, ha partecipato a molte campagne di eclisse: nel 1952 a Khartoum (Sudan), nel 1954 in
Svezia, nel 1961 ad Arcetri, nel 1966 a Saronis (Grecia) e Bagé (Brasile).
Con l'assegnazione della direzione dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte al prof. Rigutti, nel
1969, questo celostato fu trasferito a Napoli (degli altri due esemplari gemelli esistenti,
uno restó ad Arcetri e il secondo andó al Dipartimento di Fisica dell'Università
di Roma, "La Sapienza").
A Capodimonte, il celostato ha continuato ad essere uno strumento per osservazioni solari durante eclissi
e nel 1973 è stato utilizzato nella spedizione in Mauritania. Dopo quest'ultima campagna, il
celostato è stato sistemato in una posizione fissa dal prof. Bruno Caccin. Da quel momento in poi,
il celostato dell'OAC è stato adoperato per alimentare lo spettrografo Jarrell-Ash del laboratorio
di fisica solare dell'OAC per scopi sia scientifici che di didattica universitaria, fino agli anni ‘90.
L’immagine del Sole veniva formata inizialmente tramite un telescopio Gregory e successivamente da una
lente di 20 cm di diametro e 6 m di focale.